SPORT, LA PRIMA REFLEX
A Dresda il dottor
Kurt Nuchterlein, stimolato dall’enorme successo commerciale delle monoreflex
4x6.5cm Exakta Vest Pocket da lui stesso progettate, e messe in produzione fino
dal 1933 dalla società Ihagee di Johan Steenbergen, ne realizza una
versione Kine Exakta per la
pellicola da 35 mm, che viene messa in produzione nel 1936.
Intanto l’ingegnere
sovietico A. O. Gelgar realizza a Leningrado, in completa autonomia progettuale
e tecnologica, il prototipo di una reflex 35mm battezzata Gelveta, che viene messa in produzione nel 1936 dalle Officine
Statali Ottiche e Meccaniche GOMZ con il nome Cnopm in
caratteri cirillici, cioè "Sport".
Mentre la Kine
Exakta conosce un enorme successo commerciale internazionale, sulla scia del
successo delle 35 mm tedesche Leica e Contax che però non offrono la visione
reflex nel mirino, la sovietica GOMZ Sport, nata contemporaneamente, mese più,
mese meno, vive quasi nell’anonimato, e rimane sconosciuta in occidente e sui
mercati internazionali.
La Sport, è una fotocamera molto
originale, permette cinquanta pose di formato 24x36 su film da 35 mm in
caricatori speciali, con passaggio del film da caricatore a caricatore, senza
riavvolgimento. L’otturatore a tendine metalliche sul piano focale scorre
verticalmente e permette una gamma di tempi da 1/25 sec a 1/500 sec oltre alla
posa B. Il corpo macchina, rifinito in colore nero, è rotondetto, basso e
massiccio, con una forma caratteristica, diversa da quella delle altre macchine
fotografiche dell’epoca. Ma la cosa più particolare è il mirino, che non è un
pozzetto di tipo tradizionale, pieghevole come quello delle Rolleiflex, ma è
alto, squadrato e rigido, dotato sul coperchio superiore di una lente rotonda,
fissa, che permette la visione dall’alto, ma non quella a distanza.
Come la fotocamera, anche il mirino è largo e
massiccio ed ha un’altezza notevole, raddoppiando con la sua presenza quella
del corpo macchina. Nello spessore del mirino rigido viene ricavato un secondo
mirino orizzontale di tipo galileiano, utile per seguire i soggetti in
movimento, e vi viene ricavato persino lo spazio per l’alloggio dei rocchetti
delle tendine dell'otturatore. Un unico grosso bottone cromato, posto sul
fianco destro del blocco del mirino, serve per l’avanzamento del film, la
ricarica dell’otturatore, il caricamento dello specchio e anche come selettore
delle velocità.
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Sul frontale del mirino spiccano un piccolo disco con il
simbolo delle officine GOMZ e il nome Cnopm
di colore bianco, facendo sorgere qualche divertente equivoco da parte di chi non conosce
l’alfabeto cirillico. Il pulsante di scatto si trova, come nelle Exakta, sul
frontale della fotocamera, e questa sembra essere l’unica analogia fra i due
apparecchi, per il resto così diversi. L’obiettivo che
correda la Sport è un Industar-10 50
mm f/3.5 a quattro lenti, con uno schema tipo Tessar identico a quello degli
obiettivi standard delle contemporanee fotocamere FED, ma realizzato in una
montatura assolutamente originale, con un innesto a baionetta esclusivo. Le
officine Gomz non mettono tuttavia a disposizione per le fotocamere Sport
nessun obiettivo alternativo, e l’intercambiabilità rimane del tutto teorica.
La messa a fuoco viene comandata da una levetta cromata posta lateralmente
all’obiettivo, con una seconda leva di blocco sull’infinito. I diaframmi
vengono selezionati manualmente da un anello frontale.
L’entrata in guerra
dell’Unione Sovietica, la repentina invasione tedesca e il lungo assedio di
Leningrado (settembre 1941-gennaio 1944) mettono fine a qualsiasi tipo di
produzione fotografica delle Officine GOMZ. Durante i mesi della strenua
resistenza della città i magazzini della GOMZ vengono svuotati per utilizzare
tutto il materiale possibile per la sopravvivenza e la difesa, e le fotocamere
giacenti vengono distrutte o gettate via, probabilmente in fondo alla Neva.
Nel dopoguerra le officine
GOMZ, più tardi ribattezzate LOMO, Leningradskii Opticeskii Mecaniceskii
Otdeleniie
(vedi oltre), si riorganizzano per nuove produzioni fotografiche, ma
l’esperienza delle reflex 35 mm Sport non viene mai più ripetuta. La Sport
viene costruita probabilmente in qualche migliaio di esemplari, ma si ignora
quanti di questi possano essere sopravvissuti alla guerra e quanti ne siano
giunti fino a noi.
Una volta ritenute rarissime e pertanto preziosissime, le
Sport si vedono invece abbastanza spesso, ma non spessissimo, sui banchi delle
fiere con quotazioni interessanti, e sono molto apprezzate dagli storici e dai
collezionisti di macchine fotografiche.
LA REFLEX ALMAZ
Degli
anni Ottanta le officine Lomo di Leningrado
dopo avere costruito solo fotocamere economiche, ad eccezione della Leningrad,
35 mm a telemetro con motore a molla incorporato, decidono di mettere in
cantiere una reflex 35 mm. Per realizzare la
nuova fotocamera reflex, battezzata Almaz
(in cirillico АЛМАЗ), che in
russo significa diamante, vengono
fatte delle scelte poco convenzionali. Il progettista è A. Advonine e la
fotocamera presenta una certa somiglianza con la Nikon F2, sia nell’estetica che nella predisposizione
per il motore e per i dorsi magazzino.
Il corpo macchina
della Almaz, rifinito in nero, è squadrato e massiccio, viene equipaggiato con
una leva di carica rapida, un grosso selettore per le velocità ed un pulsante
di scatto, tutti posti sul tettuccio, e con la leva dell’autoscatto sul
frontale. La Almaz utilizza un otturatore a tendine metalliche con una gamma di
velocità compresa fra un secondo e un millesimo di secondo, ed un innesto a
baionetta tipo K, compatibile con quello delle Pentax nate nel 1975, adottato
anche da numerosi altri costruttori giapponesi.
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La fotocamera viene equipaggiata con un mirino a pentaprisma, rimovibile ed intercambiabile un secondo
pentaprisma fornito di un esposimetro incorporato ed accoppiato al selettore
delle velocità di otturazione. La Almaz viene equipaggiata con un obiettivo
standard Volna, 50 mm f/1.8, e
vengono previsti altri obiettivi. Accanto al bocchettone delle ottiche vi è il
pulsante di sblocco e la grossa leva per la chiusura manuale del diaframma.
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1979 - ALMAZ 102 |
1982 - ALMAZ 103 |
1986 - ALMAZ 104 |
Al prototipo del
1978-1979 viene assegnato il nome provvisorio Lomo Almaz-101 (Ломо Алмаз-101) ed il modello con il
mirino esposimetro del 1979 viene indicato come Almaz-102 (Алмаз-102) e presentata Photokina del 1981 semplicemente con il
marchio Lomo. Il modello di serie Almaz-103 (Алмаз-103) viene messa in produzione dal 1982 e viene presentata
alla Photokina del 1984, ma viene costruita in poche migliaia di esemplari,
forse diecimila. La versione Almaz-104 (Алмаз-104)
del 1986 con il mirino esposimetrico viene costruita in un numero di esemplari
ancora più basso, a causa della fine della produzione decretata nel 1987. Perché? Piuttosto
macchinosa e complessa, questa fotocamera dimostra una certa fragilità
intrinseca e non riesce ad imporsi neppure su un mercato pianificato come
quello sovietico.
Oggi è ricercata dai collezionisti e dagli storici e le
quotazioni sono molto interessanti: attorno 250-400 euro per la Almaz 103. Ma
per le Almaz 102 e le Almaz 104 le stima sono ancora più alte, rispettivamente fra 1.500-2.200 e 4.000-5.000 € del 11/2011 di www.liveauctioneers.com
CURIOSITA':
"NON PENSARE, SCATTA!"
Nel lontano 1981 alla fabbrica LOMO di San Pietroburgo decidono una copia migliorata alla Cosina CX-2, una compatta del Giappone. Il primo prototipo funzionante con il nome di "LC-A": una focale di 32 mm si può paragonare ad un grandangolare medio, relativa luminosità f/2,8, nitida lente di vetro, l’estrema sensibilità alle alte luci. La particolarità dell'obiettivo consiste immagini estremamente sature e
con una vignettatura da sottoesposizione tutto intorno. E, comunque, la sua struttura è robusta.
Così dunque viene alla luce la LOMO LC-A, o meglio ЛОМО ЛЦ-А, e dà il via alla produzione nel 1984, ma unicamente per il mercato russo. Successivamente, del 1986, la produzione di LOMO LC-A può dirsi ben avviata e alla messa sul mercato. Il prezzo del 1986 era 75 roubles (Russia), cioè lire 3.500, mentre di richiesto dai polacchi di PortaPortese, Roma, è una stupidaggine: lire 30-40.000!
Lomographic
Nel 1991, un gruppo di studenti austriaci scopre la LOMO LC-A a Praga, nell’allora Cecoslovacchia, e si innamora follemente di questa compatta, per puro divertimento ed lo fanno in modo anarchico. Dopo aver visto le incredibili immagini scattate con cui immortalare ciò che accade per le strade. Anzi, a Vienna del 1992, fonda la Lomographic Society (Lomographische Gesellschaft) ed ha l’obiettivo di diffondere la
filosofia Lomo nel mondo, vuole mostrare a più persone possibili il nuovo stile di vita e rifornimento direttamente la fabbrica del Lomo LC-A, una fornitura costante e così agli affamatissimi Lomografi di tutto il mondo.
La giovane azienda austriaca cresce rapidamente le Lomo LC-A in tutto il mondo. La Lomography è un particolare approccio all'arte della fotografia, riassumibile nel motto «non pensare, scatta!» e caratterizzato dall'impiego di una macchina fotografica 35 mm compatta, la LOMO LC-A.
Nel corso degli anni novanta e duemila ha assunto le dimensioni di fenomeno di moda e di culto a livello mondiale. Ecco le "10 regole d'oro della lomografia".
Nel 2005 l’azienda russa non può più sostenere la produzione come questa piccola macchina fotografica quindi la produzione russa della LOMO LC-A volge al termine. Subito dopo l’interruzione, nel 2006 la Lomography Society insieme ad un’industria cinese, decisero di modificare la vecchia LC-A e aggiungendo funzionalità. La LOMO LC-A+ mantiene tutte le qualità tipiche più (cioè "+") l’esposizione multipla, impostazioni ISO avanzate e il cavo per le esposizioni
lunghe.
Sono mezzo milione in tutto il mondo, 13mila quelli registrati solo in Italia e non accennano a scomparire, almeno fino al 2010. Ecco il sito italiano: http://www.lomography.it/
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