La società Takachiho, dal nome
di una montagna sacra giapponese, viene fondata a Tokyo dal giovane
ingegnere Osamu Yamashita per la costruzione di microscopi di
alta qualità, e nel 1921 viene registrato il marchio “Olympus”
che individua la sua produzione ed ha un chiaro riferimento alla
montagna sacra della mitologia greca. Nel 1935 viene assunto
l’ingegnere Eiichi Sakurai e viene fondato l’istituto
ottico Mizuho o Zuiho. Nel 1936 iniziano i lavori per la
realizzazione di un obiettivo fotografico 75 mm f/4.5 a quattro lenti
con schema Tessar, che viene battezzato con il nome Zuiko, e
poco dopo iniziano i lavori per la realizzazione di una fotocamera.
LA CAMERA A SOFFIETTO
La produzione di serie inizia nel 1937
con le fotocamere a soffietto Semi Olympus di formato
6x4.5cm, basate su dei corpi costruiti in Germania ed
equipaggiate con gli obiettivi Zuiko e con otturatori tedeschi Compur
da 1/250 di secondo, sostituiti dopo un brevissimo periodo dagli
otturatori Koho con la velocità massima di 1/150 di secondo. Il
modello Semi Olympus II del 1937 è interamente costruito in
Giappone, e viene seguito nel 1940 dalle Olympus Six per i
formati 6x6cm e 6x4.6cm equipaggiati con obiettivi
Zuiko 75mm f/3.5. Nel 1937 viene realizzato un prototipo
Olympus Standard per il formato 4x5cm su pellicola in rullo di
tipo 127, equipaggiata con un telemetro accoppiato al mirino, con un
otturatore a tendina e con un obiettivo 65mm f/3.5 intercambiabile
con un luminoso 65mm f/2, con un grandangolare 50mm f/3.5 ed un
teleobiettivo 135mm f/4.5. La Olympus Standard viene costruita in
dieci esemplari, e la produzione viene fermata dal governo giapponese
a causa delle commesse militari, ritenute prioritarie. Nell’immediato dopoguerra il progetto
non viene recuperato, mentre viene ripresa la produzione delle
Olympus Six a soffietto, che prosegue in diverse varianti fino al
1955.
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Semi
Six
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TELEMETRI OLYMPUS 35
L’ordine imposto dagli occupanti
americani di costruire esclusivamente fotocamere di formato 35mm
costringe ad adeguarsi, realizzando nel 1947 un prototipo Olympus
35 di formato 24x32mm (Nippon Size), equipaggiato con un
semplice mirino galileiano, un obiettivo Zuiko 40mm f/3.5 ed un
otturatore Seikosha Rapid da 1/500 di secondo. Nel 1948 viene messa
in produzione la fotocamera Olympus 35-I con le stesse
caratteristiche e lo stesso formato, ma come è noto il formato 24x32
non è amato dagli americani e nel 1949, dopo avere realizzato un
prototipo Olympus 35-II di formato 24x36mm, viene messo
in commercio il modello Olympus 35-III, che si evolve nel
corso dei primi anni Cinquanta nei modelli Olympus 35-IV ed
Olympus 35-V, tutti equipaggiati con obiettivi 40mm f/3.5 su
otturatori Seikosha o Copal. Nel 1955 arrivano anche il modello
grandangolare Olympus Wide-I con l’obiettivo 35mm f/3.5 ed
il modello Olympus Wide-II con lo stesso obiettivo ed un
esposimetro incorporato, oltre alla serie delle Olympus 35-S,
equipaggiate con il telemetro e realizzate in numerosi modelli, con
obiettivi f/3.5 o f/2.8, fino al modello con obiettivo f/1.9 del1956.
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1948 - Olympus 35
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1957 - Olympus Wide
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1958 - Olympus Ace
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1968 - Olympus Trip 35
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Nel 1958 arrivano anche la Olympus Wide S con il
telemetro ed un obiettivo 35mm f/2 e la Olympus Auto
equipaggiata con un obiettivo f/1.8, il telemetro ed un esposimetro
incorporato con la possibilità di montare un amplificatore per la
misurazione della luce (booster). Il 1958 è anche l’anno delle
Olympus Ace, equipaggiate con il telemetro accoppiato e con un
obiettivo 45mm f/2.8 intercambiabile con un grandangolare 35mm f/2.8
ed un teleobiettivo 80mm f/5.6. La Olympus Auto Eye del 1960
permette la selezione automatica del diaframma, e viene seguita da
numerosi modelli con l’esposimetro incorporato, con la fotocellula
al selenio, ed a partire dal 1963, con la fotocellula al CdS. La
Olympus 35 SP del 1969 permette la doppia misurazione della
luce, integrale o spot. Con i primi anni Settanta le dimensioni delle
fotocamere diminuiscono, e nascono le Olympus 35 EC e le
Olympus 35 RC, affiancate dalla piccola Olympus Trip 35.
OLYMPUS PEN
Con una intuizione geniale gli
ingegneri della Olympus progettano e realizzano nel 1959 la prima
fotocamera di formato 18x24mm per l’impiego dei caricatori
standard da 35mm. Le fotocamere di formato 18x24mm costruite in
precedenza in Europa, come le Korelle 35 o le Ducati, utilizzavano
dei caricatori speciali, rendendo difficile il reperimento dei
caricatori preconfezionati, mentre su altre fotocamere 35mm, come
Leica, Alpa o Nikon, alla riduzione del formato non corrispondeva una
riduzione del peso e degli ingombri della fotocamera.
La prima fotocamera 18x24mm della
Olympus viene battezzata semplicemente Olympus Pen, monta un
mirino ottico semplice, un obiettivo standard 30mm f/2.8 ed un
otturatore Copal X a quattro velocità.
La famiglia delle Olympus Pen
cresce rapidamente offrendo prestazioni diversificate,
dall’esposimetro incorporato nei modelli Olympus Pen-EE e
Pen D (1962) all’obiettivo grandangolare da 25mm della
Olympus Pen Wide (1964) fino al motore elettrico incorporato
della Olympus Pen EM (1965). Alcune Olympus Pen utilizzano i
caricatori Rapid, altre hanno obiettivi luminosi.
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1959 - Olympus Pen
1963 - Olympus Pen F
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Nel 1963 alle fotocamere Olympus si
affianca una originale fotocamera battezzata Olympus Pen F,
caratterizzata dalla sagoma schiacciata, con il mirino reflex
progettato con un sistema di specchi, con un otturatore a tendina da
1/500 di secondo ed un sistema di obiettivi intercambiabili
con le lunghezze focali da 20mm fino a 800mm. La Olympus Pen F può
inoltre essere equipaggiata con un esposimetro accessorio esterno
accoppiato con il selettore delle velocità di otturazione. Nel 1966
viene affiancata dal modello Olympus Pen FT, equipaggiata con
un esposimetro incorporato con la misurazione TTL della luce e con
l’autoscatto, e nel 1967 viene sostituita dal nuovo modello Olympus
Pen FV, con il meccanismo dell’autoscatto ma senza
l’esposimetro incorporato.
Curiosità: reflex Olympus FTL
Nel 1971 la serie delle Olympus Pen F viene sostituita da una vera
reflex 35mm di formato 24x36mm, dalla carrozzeria classica ed un poco
banale, equipaggiata con un otturatore da 1/1000 di secondo, un
esposimetro TTL ed un innesto a vite M39x1, identico a quello delle
Asahi Pentax e delle Praktica, ma modificato in modo da permettere la
misurazione TTL della luce con il diaframma alla massima apertura per
mezzo di un simulatore di diaframma incorporato e collegato con il
selettore dei diaframmi degli obiettivi. La fotocamera, battezzata
Olympus FTL, ha una vita brevissima, e viene sostituita ad un
solo anno di distanza da una nuova famiglia di reflex 35mm OM.
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1971 - Olympus FTL
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LE PICCOLE OLYMPUS OM1 e OM2
Alla Photokina
del 1972 Olympus presenta una reflex 35mm di formato 24x36mm, era la
più piccola (circa un terzo) e la più leggera del mondo ed colse di
sorpresa la concorrenza: la reflex Olympus
OM1. E' un successo: la
commercializzazione più di cinquantamila fotocamere solo un anno! L’otturatore a tendina arriva ad
1/1000 di secondo, il mirino pentaprismatico sporge pochissimo dal
tettuccio, ha gli schermi di messa a fuoco intercambiabili ed il
selettore delle velocità di otturazione è disposto attorno al
grosso bocchettone dell’obiettivo con innesto a baionetta
progettata dall’ingegnere Maitani.
Oltre ad un sistemacompleto di ottimi obiettivi, la Olympus OM1 può essere completata
con numerosi accessori: il pratica è come professionale. A partire
dal 1974 il fondello viene predisposto per il collegamento con
i motori elettrici o i motorini di trascinamento del film, e questa
caratteristica viene sottolineata dalla sigla MD apposta sul
frontale. Analogamente anche il dorso delle fotocamere Olympus OM1
MD può essere sostituito da un dorso datario o da un
dorso magazzino per 250 pose. Il motorino di trascinamento
permette fino a tre scatti al secondo ed è dotato di una impugnatura
laterale con un pulsante di scatto autonomo. Il motore elettrico
permette la possibilità di scatti singoli o di sequenze fino ad un
massimo di cinque scatti al secondo e può essere alimentato con dei
portabatterie a stilo o con portabatterie al Nichel Cadmio
ricaricabili.
Presentata come prototipo alla
Photokina del 1974 e resa disponibile alla fine del 1975, la Olympus
OM2 utilizza una carrozzeria compatta analoga a quella della
Olympus OM1, un selettore manuale delle velocità di otturazione fra
un secondo ed 1/1000 di secondo posto attorno al bocchettone degliobiettivi, e con il selettore delle funzioni sul tettuccio.
Ilselettore delle funzioni può essere impostato sul funzionamento
manuale o automatico dell’otturatore, funge da interruttore
generale dei circuiti e per il controllo dello stato di carica delle
batterie. Predisposta per il montaggio di una staffa con il contatto
diretto sul cappuccio del pentaprisma e per il montaggio dei motori
elettrici sul fondello, la Olympus OM2 accetta tutti gli obiettivi
e gli accessori della Olympus OM1, compresi gli schermi
intercambiabili di messa a fuoco. L’otturatore elettronico
della Olympus OM2 è del tipo in stoffa con lo scorrimento
orizzontale e la sincronizzazione con il flash alla velocità di un
sessantesimo di secondo, può essere selezionato automaticamente per
le velocità di otturazione fra sessanta secondi ed un millesimo di
secondo. Due fotocellule al CdS leggono la luce ai fianchi del
mirino, mentre una terza fotocellula al silicio è puntata contro la
tendina "Computogramma", oppure contro il piano della
pellicola, per la misurazione della luce con durante l’esposizione
con o senza l’impiego del flash.
Nel 1979 viene modificata e
ribattezzata con il nome Olympus OM1n, le modifiche riguardano
la presenza di un diodo nel mirino per il segnale di carica del flash
e la semplificazione del montaggio del motore elettrico. Anche
Olympus OM2n, modificata con l’estensione della velocità di
otturazione fino a 120 secondi, nuova tendina Computogramma, una
maggiore sensibilità dell’esposimetro ed il miglioramento delle
funzioni con il flash, fra cui un diodo nel mirino per l’indicazione
della carica del flash ed una staffa con il contatto diretto dedicato
ai flash automatici.
CURIOSITA': LA COMPATTA
XA
Nel 1979 viene messa in produzione la
fotocamera compatta Olympus XA,
progettata da Yoshihisa Maitani,
la più piccola fotocamera a telemetro esistente, completamente
automatica e stilizzata con il frontale sagomato come un ovetto, che
si apre scorrendo lateralmente per mettere in funzione l’obiettivo.
La Olympus XA per l'eleganza delle sue linee era la preferita dalle
donne. Questa compatta occupava pochissimo spazio, e venne adottata
come seconda fotocamera da molti fotografi per le sue dimensioni
contenute e perché l’obiettivo 35mm f/2.8 di grandissima qualità
ottica permetteva di affrontare in sicurezza tutte le situazioni
impreviste. Della Olympus XA vengono realizzate nel corso degli anni
Ottanta parecchie varianti diverse: XA1
con fotocellula al selenio e XA2
priva di telemetro del 1980, XA3
con il codice DX e XA4
con obiettivo 28mm macro del 1985. Dopo oltre dieci anni, la linea XA
continuava ad essere la più venduta delle compatte 35 mm di Olympus.
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1979 - Olympus XA
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FOTOCAMERA ECONOMICA
Nel 1978 viene affiancata la economica
Olympus OM10, caratterizzata da un otturatore elettronico con le velocità di otturazione selezionate automaticamente (fra due
secondi ed 1/1000 di secondo), con la misurazione della luce ed il
calcolo dell’esposizione con l’otturatore aperto. La Olympus OM10
è leggera, utilizza parti realizzate in materiali plastici anziché
in metallo, e la carrozzeria si diversifica nettamente da quella
delle fotocamere Olympus OM1 ed Olympus OM2.
Sul cappuccio del
pentaprisma è presente la staffa del flash con il contatto diretto
dedicato, sul frontale è presente l’interruttore dell’autoscatto
elettronico e sul tettuccio è presente il grosso selettore della
sensibilità del film con la possibilità di correzione manuale
dell’esposizione automatica e le funzioni AUTO e MANUAL e
possono montare il motorino elettrico di avanzamento del film. Per
utilizzare la fotocamera con la selezione manuale della velocità di
otturazione da 1 secondo a 1/1000sec è necessario il piccolo
accessorio Manual adapter.
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1978 - Olympus OM10
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Nel 1980 viene presentata una versione
della Olympus OM10 Quartz o Olympus OM10 QD (Quartz
Date) di un dorso datario. Nel 1982 viene realizzata, ma solamente
per l’esportazione verso gli USA, la fotocamera Olympus OM10 FC
completa dell’adattatore per la selezione manuale delle velocità
di otturazione.
CONCORRENZA AGGUERRITA
Nonostante le
Olympus OM1 e OM2 offrano prestazioni di
tipo professionale, grazie
anche agli accessori del sistema OM
(motori, dorsi e anche le schermi di messa a fuoco), sono
limitate per non avere il pentaprisma
intercambiabile e per un
innesto degli obiettivi
piccolo (tiraggio 43,5mm); anche il mirino e lo schermo con lente di
Fresnel non era abbastanza
luminoso. La concorrenza (Canon, Pentax, Nikon, ecc.) è agguerrita e
quindi le Olympus OM faticano ad imporsi con i modelli nuovi
presentati in rapida successione,
quasi uno ogni anno.
Nel 1982 alle Olympus OM10 viene
affiancato il modello Olympus OM20 che vengono
commercializzate negli USA con il marchio Olympus OM-G.
Attorno al bocchettone di innesto degli obiettivi è presente un
anello per la selezione manuale della velocità di otturazione, in
maniera analoga a quello utilizzato sulle fotocamere Olympus OM1 ed
Olympus OM2. Le Olympus OM20 possono utilizzare tutti gli obiettivi e
gli accessori del sistema OM, compresi i motori elettrici di
avanzamento del film. Nel 1983 si aggiunge la fotocamera
Olympus OM30, commercializzata negli USA con il nome Olympus
OM-F, costruita analogamente alle Olympus OM20 e predisposta per
l’accoppiamento con gli obiettivi Zuiko Autofocus Zoom 35-70mm f/4.
La Olympus OM30 incorpora il selettore manuale per le velocità di
otturazione fra un secondo ed 1/1000 di secondo ed un piccolo
selettore per impostare la massima luminosità dell’obiettivo. Nel
mirino tre LED indicano la messa a fuoco corretta. Con l’impiego
dell’obiettivo Zuiko Autofocus Zoom 35-70mm f/4 dotato di un motore
di messa a fuoco incorporato, la messa a fuoco avviene in maniera
completamente automatica.
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1982 - Olympus OM 20
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1983 - Olympus OM 30
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1983 - Olympus
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OM 3 e OM 4
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Sempre nel 1983, contro ogni previsione, la serie OM viene integrata con due nuovo modelli dalle
prestazioni particolari, con la sigla Olympus OM3 e la Olympus OM4. Il modello Olympus OM3, simile
alla Olympus OM1, è priva del meccanismo dell’autoscatto e
permette la misurazione TTL della luce con i flash. Un selettore
permette di impostare la correzione diottrica del mirino, e le
velocità di otturazione selezionabili dall’anello posto attorno al
bocchettone degli obiettivi arrivano ad 1/2000 di secondo. La
caratteristica più particolare della Olympus OM3 è data dal
circuito esposimetrico, che permette la misurazione della luce
bilanciata tradizionale, ma anche la misurazione su di un’area
ristretta posta al centro dell’inquadratura, per mezzo di un
pulsante individuato dalla scritta SPOT che permette la misurazione
sull’area ristretta. Effettuando fino ad otto misurazioni su
diverse zone del soggetto le indicazioni nel mirino tengono conto
della media delle misurazioni effettuate. Due pulsanti con le scritte
HIGHLIGHT e SHADOW permettono di effettuare la misurazione spot
direttamente sulle aree più scure o più chiare dell’inquadratura,
ottenendo la migliore esposizione per queste aree. Un pulsante CLEAR
permette di annullare la misurazione sull’area ristretta e tutte le
misurazioni precedenti.
Il modello Olympus OM4, analoga
alla OM2 ma con un otturatore a tendina in stoffa con lo scorrimento
orizzontale, controllato elettronicamente, che offre tutte le
velocità di otturazione fra due minuti ed 1/2000 di secondo e la
velocità controllata meccanicamente di un sessantesimo di secondo
sincronizzata con il flash. La Olympus OM4 ha una staffa con il
contatto diretto per i flash dedicati, utilizza un autoscatto
elettronico ed utilizza una presa sincro flash TTL. Il selettore
delle funzioni prevede le posizioni AUTO e MANUAL e serve per il
controllo dello stato di carica delle batterie. Un pulsante posto
vicino al pulsante di scatto permette di eseguire le misurazioni
della luce sulla parte centrale ristretta dell’inquadratura, e di
effettuare fino ad otto misurazioni, con il calcolo automatico della
media risultante. Due pulsanti permettono di ottenere una esposizione
bilanciata sulle parti più scure o più chiare dell’inquadratura.
Il mirino è provvisto di un selettore per la regolazione diottrica.
Accetta tutti gli obiettivi e gli accessori della Olympus OM1,
compresi gli schermi intercambiabili di messa a fuoco ed i motori
elettrici di avanzamento del film.
Nel 1984, a dieci anni dalla sua primapresentazione la Olympus OM2 viene sostituita dal modello più
sofisticato Olympus OM2 SP (Spot Program) che oltre
all’automatismo dell’esposizione con la selezione delle velocità
di otturazione permette l’esposizione programmata e la misurazione
sulla sola area centrale con la esposizione manuale.
La Olympus OM2
SP utilizza una carrozzeria ed impiega la stessa strumentazione, con
alcune differenze: l’autoscatto è del tipo elettronico con
un segnale luminoso o sonoro disinseribile ed il selettore delle
funzioni PROGRAM, AUTO e MANUAL/SPOT oltre al controllo dello stato
di carica della batteria. Sul cappuccio del pentaprisma, dalla forma
leggermente modificata, è presente la staffa con i contatti diretti
per i flash dedicati. In mancanza di alimentazione elettrica è
possibile utilizzare la velocità controllata meccanicamente di un
sessantesimo di secondo sincronizzata con il flash. Accetta tutti
gli obiettivi e gli accessori della Olympus OM.
Nel 1985 viene messa in commercio la
fotocamera automatica e programmata Olympus OM40, ribattezzata
con il nome Olympus OM PC negli USA.
Appena più alta e
pesante delle Olympus OM20, la Olympus OM40 utilizza lo stesso tipo
di otturatore elettronico ed il codice DX per la selezione automatica
della sensibilità del film.
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1984 - Olympus OM 4 SP
1985 - Olympus OM 40
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Un selettore ESP permette di scegliere
fra la misurazione compensata della luce o la misurazione dell’area
centrale senza correzioni automatiche. Le Olympus OM40 possono
utilizzare tutti gli obiettivi e gli accessori del sistema OM,
compresi i motori elettrici di avanzamento del film e vengono
realizzate solo nella finitura di colore nero con le scritte bianche. Nel 1986 viene realizzata nella
versione speciale Olympus OM4 Ti con le calotte superiore ed
inferiore in titanio, e con nuovi contatti per i flash automatici
dedicati e, nel 1994, viene messa in commercio per un periodo
limitato la fotocamera Olympus OM3 Ti, sempre le stesse
prestazioni e monta la calotta superiore ed il fondello in titanio.
OLYMPUS OM 707 e OM 101
1986 - Olympus OM 707
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Nel 1986 la società Olympus presenta
la sua prima reflex 35mm autofocus, equipaggiata con il motorino per
la messa a fuoco automatica, battezzandola in Europa con la sigla
Olympus OM 707 e negli USA con la sigla Olympus OM 77.
La Olympus OM 707 incorpora anche il motorino per l’avanzamento
ed il riavvolgimento della pellicola, e la maniglia di tipo standard
può essere sostituita con una maniglia speciale che incorpora un
piccolo flash estraibile. Con una luminosità molto bassa un
rilevatore a raggi infrarossi permette la messa a fuoco automatica.
L’otturatore a tendina metallica con lo scorrimento verticale offre
tutte le velocità di otturazione fra due secondi ed 1/2000 di
secondo.
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Sul tettuccio sono presenti l’interruttore generale con il
tasto RESET per l’annullamento delle funzioni modificate, ed un
pannello a cristalli liquidi per l’indicazione delle funzioni
impostate. L’esposizione della Olympus OM 707 è automatica
programmata con la selezione del valore del diaframma e della
velocità di otturazione, con la possibilità di scelta per le
velocità di otturazione più alte o più basse e con la selezione
del programma in base alla lunghezza focale dell’obiettivo
impiegato. Utilizzando gli obiettivi Zuiko OM con la messa a fuoco
manuale la fotocamera funziona con la sola selezione automatica della
velocità di otturazione.
Nel 1988 alla Olympus OM 707 viene
affiancata la fotocamera Olympus OM 101, Olympus OM 88
negli USA, che utilizza gli stessi obiettivi Zuiko AF della Olympus e
con il controllo manuale della messa a fuoco per mezzo di una rotella
dentata sporgente dal dorso della fotocamera. La Olympus OM 101
utilizza un otturatore elettronico con le velocità di otturazione
fra due secondi ed 1/2000 di secondo ed incorpora un motorino
elettrico per l’avanzamento ed il riavvolgimento della pellicola,
con la velocità massima di ripresa di uno scatto ogni due secondi.
Con gli obiettivi Zuiko AF la selezione della velocità di
otturazione ed il valore del diaframma vengono selezionati
automaticamente e con il tasto per le riprese in controluce è
possibile effettuare la correzione automatica dell’esposizione.
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1988 - Olympus OM 101
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Con
gli obiettivi Zuiko OM tradizionali la selezione della velocità di
otturazione avviene automaticamente in funzione del valore del
diaframma selezionato. Un accessorio permette la selezione manuale
della velocità di otturazione, comprese la posa B e la velocità X
sincronizzata con il flash, e la selezione manuale del diaframma con
gli obiettivi Zuiko AF. Il selettore delle funzioni permette di
inserire il programma per l’esposizione automatica e di inserire,
una volta applicato l’adattatore manuale, la funzione per
l’esposizione automatica o manuale. La selezione della sensibilità
della pellicola avviene automaticamente con i caricatori provvisti
del codice DX. La Olympus OM 101 può utilizzare un dorso datario al
quarzo.
Curiosità: LE "BRIDGE"
Tramontata in
maniera non troppo gloriosa l’esperienza maturata con le reflex
autofocus della serie OM, la società Olympus presenta alla Photokina
del 1990 una fotocamera reflex 35mm autofocus e obiettivo zoom non
intercambiabile: la Olympus IS 1000. Le "bridge" (ponte) sono fra le reflex professionali e le compatte sofisticate. Tale serie era caratterizzata da un corpo
estremamente innovativo, ergonomico e motorizzato ed un'ottica di
alta qualità zoom a comando elettronico autofocus e ottiene un
successo tale che la società Olympus concentra la propria strategia
nel settore delle reflex autofocus Bridge.
La Olympus IS
1000 (Olympus
IS1 negli USA ed Olympus
L1 in Giappone) si caratterizza per
una sagoma originale, sviluppata attorno al nucleo formato dal
mirino, dalla fotocamera e dall’obiettivo, allineati lungo un asse
principale, ed affiancati sul lato destro da una impugnatura completa
del pulsante di scatto e dei comandi principali. L’obiettivo della
Olympus IS 1000 è uno zoom 35-135mm f/4.5-5.6 composto da sedici
lenti. Con le bridge cameras Olympus ha voluto fare un passo in
avanti rispetto a tutti gli altri costruttori, sebbene spinta da
esigenze di riconquista del mercato semi-professionale.
(testo completo)
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Nel 1997 la società Olympus subappalta
alla Cosina, la produzione di una nuova reflex 35mm con l’innesto
per gli obiettivi della serie OM e con un otturatore meccanico con le
velocità di otturazione fra un secondo ed 1/2000 di secondo,
battezzandola con la sigla Olympus OM 2000.
1997 - Olympus OM 2000
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Stilizzata in
maniera diversa dalle altre fotocamere della serie OM, la Olympus OM
2000 non è predisposta per l’impiego dei motori elettrici, non
permette l’impiego degli schermi intercambiabili di messa a fuoco e
non utilizza il sistema di misurazione diretta della luce con il
flash.
La misurazione della luce avviene con il diaframma alla
massima apertura sull’intera area inquadrata o su di una parte
ristretta, e l’informazione della corretta esposizione avviene per
mezzo di LED luminosi. La misurazione spot è segnalata da un diodo
luminoso.
Olympus nel 2003
ha cessato la produzione delle fotocamere a pellicola mettendo sul
mercato la sua prima reflex digitale Olympus E1.
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