Le fotocamere reflex della Russia hanno rappresentato per
decenni e continuano a rappresentare l’alternativa decisamente più economica
nel mondo delle reflex 35 mm e di medio formato. Si tratta generalmente di
fotocamere dalle prestazioni limitate, dalla meccanica non troppo raffinata e
sono corredate con obiettivi sovietici di buon livello e talvolta anche ottimo.
Le Zenit furono esportate massicciamente in occidente e la
produzione, sovvenzionata dallo Stato, permise di vendere a prezzi molto
competitivi rispetto alle concorrenti tedesche e giapponesi. Negli anni
Sessanta e Settanta non c’era nessun visitatore occidentale dell’URSS che non
ritornasse a casa con al collo almeno una Zenit, acquistata con dollari oppure
con rubli: la reflex russa rappresentava comunque un imperituro ricordo del
viaggio nel paese dei Soviet. Ma non era necessario arrivare fino in Russia:
erano i profughi russi stessi che, in viaggio verso paesi più accoglienti,
portavano con sé invece del denaro, apparecchiature di vario genere, fra cui
fotocamere e obiettivi, per poi rivenderle nei mercatini diffusi in tante città
italiane.
COME NASCE LA ZENIT
Nell’immediato dopoguerra molta della produzione fotografica
sovietica viene concentrata nelle vicinanze di Mosca, nella località di
Krasnogorsk, che significa Montagna Rossa, nelle officine KMZ (Krasnogorski Mekhanicheskii Zavod). Fra le fotocamere
costruite in questa sede del 1932-34 vi sono le fotocamere a telemetro 35 mm Fed, che
come è noto sono delle copie quasi conformi della Leica II a vite.
Nei primissimi anni Cinquanta le reflex 35 mm costruite nel
mondo sono pochissime: in Europa le Rectaflex e le Alpa Reflex, a
Dresda le Exakta, le Praktica e le Contax S, in Giappone
solo le Asahiflex. In questo periodo anche i Sovietici decidono di
rispolverare l’idea di una reflex 35 mm e si dedicano al problema proprio nelle
officine di Krasnogorsk, in maniera ancora una volta del tutto originale. Come
modello viene presa una Zorki, a cui
vengono tolti il mirino ed il telemetro, ed a cui viene applicata sul frontale
la scatola dello specchio mobile. Come mirino viene impiegato un pentaprisma
fisso.
FED del 1934
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1952 - ZENIT
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Il corpo macchina ed i comandi rimangono uguali, così come anche
l’otturatore, il fondello amovibile e lo scomodo sistema di caricamento del
film. Per completare l’opera, il tradizionale pragmatismo dei Russi consiglia
di non modificare neppure l’innesto per gli obiettivi, che rimane a vite da 39
mm, nonostante il tiraggio più lungo e lo specchio che impedisce l’impiego dei
grandangolari.
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Per la nuova fotocamera, che viene messa in produzione di
serie nel 1952, viene scelto il nome ЗЕНИТ
(latino è ZENIT) che viene inciso in
caratteri cirillici corsivi sul frontale del pentaprisma.
Rispetto alle reflex tedesche ed europee la Zenit è più
piccola e compatta, offre prestazioni più modeste, ha una gamma limitata di
velocità di otturazione ma dimostra di essere un apparecchio più che valido.
Per corredarla viene realizzato un obiettivo Industar -22 50 mm f/3.5 a quattro lenti tipo Tessar.
La Zenit
viene costruita fino al 1956 in quasi quarantamila esemplari e viene sostituita
da un modello identico, battezzata ЗЕНИТ
С nell’alfabeto cirillico (Zenit S).
La lettera "C" significa
sincronizzazione in russo Sinchronisirovatsia è infatti
caratterizzata dalla presenza di una presa
Cинцро con cirillico, cioè Sincro. Altre
piccole modifiche riguardano il selettore delle velocità, costituito da un
nucleo centrale e da una corona esterna che prima di essere ruotata deve essere
sollevata, dalla eliminazione della levetta di sblocco e dalla eliminazione del
piedino di stabilizzazione sul frontale della scatola dello specchio. La Zenit C viene costruita fino al 1961 in oltre
duecentomila esemplari.
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ZENIT C
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ZENIT 3, KRISTALL e ZENIT 3M
Nel 1960, mentre in Europa e in Giappone caratteristiche
come il ritorno automatico dello specchio e la chiusura automatica del
diaframma sono diventate delle prestazioni normali in ogni reflex, a
Krasnogorsk inizia la produzione della terza fotocamera Zenit, progettata da
Marienkov e battezzata con scarsa fantasia ЗЕНИТ
3. La Zenit 3 è un apparecchio
completamente nuovo, progettato da zero sia nella meccanica che nella forma. Il
corpo è più lungo ed alto di quello delle vecchie Zenit C, e viene completato
con una leva di carica rapida ed il meccanismo dell’autoscatto. Il tettuccio è
realizzato in un unico pezzo, con il cappuccio del prisma sagomato in maniera
caratteristica, ma la gamma delle velocità è ancora limitata fra 1/30 e 1/500,
l’innesto degli obiettivi è ancora a vite tipo Leica 39x1 mm e mancano i
meccanismi per il ritorno dello specchio e per la chiusura automatica del
diaframma. Come obiettivo standard per la Zenit 3, accanto al poco luminoso
Industar-22 viene proposto un luminoso Helios-44,
58 mm f/2.0 a sei lenti derivato dal Biotar costruito a Jena. Dopo due soli
anni di vita e ottantamila pezzi prodotti, la Zenit 3 viene sostituita dal
modello Zenit 3M.
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1960 - ZENIT 3
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1962 -
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KRISTALL
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1962 - ZENIT 3M
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La Kristall (con
il nome in caratteri cirillici КРИСТАЛЛ
posto sul frontale), non è altro che una Zenit 3 modificata con molte delle
caratteristiche della successiva Zenit 3M, che sostituirà entrambe. Costruita
fra il 1961 ed il 1962 ed identica come prestazioni alla Zenit 3, la Kristall
ha il tettuccio sagomato in maniera diversa, con il cappuccio del prisma
decorato da una serie di fasce parallele, quasi una cresta che sottolinea
l’andamento del pentaprisma. La Kristall si diversifica anche per il pulsante
di scatto coassiale con la leva di carica, per l’assenza della corona di
sblocco della frizione, sostituita da un pulsante posto sul tettuccio e per il
dorso apribile incernierato di lato. La Kristall viene costruita in oltre
sessantacinquemila esemplari.
La Zenit 3M (ЗЕНИТ 3М), somiglia molto alla Zenit 3
da cui deriva,e viene equipaggiata con gli stessi comandi della Kristall, ma
con una carrozzeria più sobria. La Zenit 3M, dove la M significa Modifica
(in russo Модифицазииа) ma,
secondo qualcuno, si tratta semplicemente del progettata di Marienkov.
La nuova fotocamera si caratterizza infatti per il cappuccio del pentaprisma
completamente liscio e privo di creste, ma per tutto il resto è identica alla
Kristall. La Zenit 3M è destinata a vivere piuttosto a lungo: rimane in
produzione fino al 1970 e viene prodotta in quasi ottocentomila pezzi.
Considerata uno dei più grossi successi dell’industria
fotografica sovietica, la Zenit 3M viene commercializzata anche al di fuori
dall'Unione Sovietica, sia con il nome scritto in caratteri cirillici che in
caratteri latini, ed adottando talvolta dei nomi di comodo come ad esempio Zeniflex.
Obiettivi a vite 39mm
All’impegno profuso nella costruzione delle Zenit 3M
corrisponde un uguale impegno nella realizzazione degli obiettivi intercambiabili,
sia la fabbrica KMZ che anche ZOMZ, VOMZ e LZOS (vedi le fabbriche CCCP e le tabelle di Dr.Donau). Fra
la fine degli anni Cinquanta ed i primi anni Settanta, troviamo l’eccezionale
tele da ritratto Jupiter 9, 85 mm
f/2.0, copia esatta del Sonnar di pari luminosità e focale, ma anche il tele Helios 40 da 85 mm con luminosità
f/1.5, pesantissimo ed ingombrante. Fra i tele più lunghi troviamo il classico Jupiter 11, 135 mm f/4.0, copia
conforme del Sonnar di pari focale e luminosità, che viene affiancato da un
inedito Tair 11 133 mm f/2.8 e da un
Telomar 22, 200 mm f/5.6. Sempre con
lo stesso innesto e finitura viene costruito uno Jupiter 6, 180 mm f/2.8, che è la copia del ben noto Olympia
Sonnar, e nel 1956 viene presentato un Tair
3 da 300 mm con luminosità f/4.5, finitura nera e zoccolo intercambiabile.
Il solo obiettivo grandangolare con schema retrofocus è il Mir 1 da 37 mm di focale con luminosità f/2.8, progettato nel 1954
nell’Istituto Vasilov.
PROFESSIONALE START
Nel 1958, in un momento particolarmente felice per
l’industria fotografica sovietica, nella fabbrica di Krasnogorsk fervono grandi
progetti. Uno di questi riguarda la costruzione di una reflex dalle prestazioni
professionali, che viene battezzata con il nome Start (СMАРM in caratteri
cirillici).
La Start è un reflex 35mm dalle ambizioni professionali,
somiglia alla Zenit 3 nella forma e nelle dimensioni della cassa, ma utilizza
un mirino intercambiabile, in stile Exakta,
un fondello amovibile collegato al dorso, in stile Contax, offre una gamma di velocità di otturazione estesa fra un
secondo e un millesimo di secondo. La Start utilizza inoltre un inedito innesto a baionetta con collare di serraggio
e la collocazione del pulsante di scatto, in una posizione analoga a quello
delle Exakta, consente di realizzare un collegamento esterno fra la montatura
dell’obiettivo e il pulsante stesso, in modo da permettere, agendo su un unico
bottone, la chiusura semi automatica del diaframma immediatamente prima dello
scatto.
1958 - Zenit START, particolari e i mirini
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Per la Start viene messo in produzione un obiettivo standard
Helios 44, 58 mm f/2.0, lo stesso
delle Zenit, ma con l’inedito innesto a baionetta e con il comando esterno per
la chiusura semi automatica del diaframma.
Come molte fotocamere sovietiche innovative, la Start non
ottiene il successo commerciale che avrebbe meritato e viene ben presto
accantonata. La mancanza di fiducia nelle possibilità della Start e dello
sviluppo del suo sistema significa la fine della produzione di questa originale
fotocamera, che esce di produzione nel 1964 dopo aver visto la nascita di poco
più di settantacinquemila esemplari, una cifra ridicola per un paese grande
come l’URSS.
CURIOSITA':
PANORAMICA
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Le Horizont/Horizon appartiene alla famiglia delle fotocamera con obiettivo rotante e abbraciano un angolo di 120°. In questo modo è possibile coprire un angolo molto vasto senza dover usare obiettivi supergrandangolari dallo schema ottico complesso (e quindi molto costosi) ottenendo nel contempo una qualità delle immagini elevata. Ed è semplicissima da usare, anche a mano libera.
In questi apparecchi il gruppo ottico e l'otturatore sono montati su un supporto mobile che ruota durante l'esposizione, scoprendo una fessura che si sposta davanti alla pellicola. I tempi di posa dipendono sia dalla velocità di rotazione che dalla larghezza della fessura e qui la pellicola poggia su una superfice semicircolare. Il caricamento della pellicola, che deve seguire un percorso alquanto tortuoso, richiede una certa attenzione ma è più semplice di quanto si potrebbe immaginare:
bisogna estrarre circa 15 cm di film e farlo passare prima sotto al rullino sulla sinistra, poi sotto al rocchetto dentato, infine agganciato al rocchetto di avvolgimento. Con un po' di pratica l'operazione si effettua in pochi secondi. I fotogrammi sono di 24x58 mm e non dei soliti 24x36 mm. L'obiettivo ha la focale di 28 mm ma, poiché ruota durante lo scatto, abbracia un angolo orizzontale di circa 120°. La messa a fuoco è fissa ed è priva di un qualsiasi sistema esposimetrico
interno: di conseguenza l'esposizione va calcolata servendosi di un esposimetro esterno.
I modelli e le schede sono:
FT-1 (1951-1958) e FT-3 (1951-1952) sono prototipi
FT-2 (1958-1965) obiet. 35/3.5, tempi 1/100, 1/200 e 1/400, dim. 120x85x48, peso 730 gr, costruita in oltre sedicimila.
Horizont (1967-1973), tempi 1/30, 1/60, 1/125 e 1/250, il diaframma va da f2,8 a f16, 150x66,5x100mm, 1100 gr.
Horizon 202 (1989-2000) tempi di posa comprende 1/2, 1/4, 1/8, 1/60, 1/125, 1/250 di sec e la scala dei diaframmi è invece completa, da f/2,8 a f/16, dimensioni mm 117,5x146x73 e peso gr 900
Horizon S3 (2003- ) tempi di 1/2 fino a 1/500 mentre il diaframma è lo stesso, dimensioni mm 117.5x146x73 e il peso è di 750 grammi
Horizon Kompakt (2005-2010), una versione economica della Lomographic Society, otturazione di 1/60 e 1/2 di sec, non c'è la bolla nel mirino, messa fuoco e diaframma fisso sull'ottica 28mm f/8; mentre Horizon S5 (2003- ) è una pellicola 120 e formato 50x110 mm, tempi 1, 1/2, 1/4, 1/8, 1/30 e 1/60 sec, dim. 230x226x114 mm, peso 3,7 kg.
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1958 - FT 2
1967 - Horizont
1989 - Horizon 202
2003 - Horizon S3-U500
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OTTURATORE CENTRALE
Nella prima metà degli anni Sessanta si sviluppano altri
progetti originali ed a loro modo rivoluzionari, ad imitazione delle numerose
reflex di produzione tedesca e giapponese con un otturatore centrale tipo
Compur e di obiettivi intercambiabili. Il vantaggio della combinazione fra il
mirino reflex e l’otturatore a lamelle è quello di permettere la
sincronizzazione con il flash con tutte le velocità di otturazione, comprese
quelle più alte, fino a 1/500 di secondo.
A Krasnogorsk si pensa di realizzare qualcosa di simile, e
nel 1964 vengono messe in produzione le fotocamere Zenit 4, 5 e 6, tutte con un
otturatore a lamelle sincronizzato con velocità da un secondo a 1/500, un
esposimetro al selenio con fotocellula incorporata sul frontale e un mirino a
pentaprisma intercambiabile. Molto simili fra di loro nell’estetica le Zenit 4 con otturatore centrale sono
caratterizzate dal frontale squadrato, dal pulsante di scatto sostituito da una
levetta posta sul fianco destro della scatola dello specchio e da un obiettivo
Vega-3, 50 mm f/2.8, completamente intercambiabile con innesto a baionetta.
1960 - ZENIT 4, 5, 6 e i particolari
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Il modello Zenit 5
incorpora nel fondello un inedito motore elettrico per l’avanzamento del film.
Si tratta della prima fotocamera reflex 35 mm con motore elettrico incorporato,
a dimostrazione del fatto che i sovietici hanno saputo proporre delle novità
tecnologiche interessanti, anche se premature e poco apprezzate perfino in
patria.
La Zenit 6,
identica al modello Zenit 4, viene equipaggiata di serie con un obiettivo a
focale variabile Rubin 37-80 mm. Si tratta di un obiettivo grande e pesante,
molto simile nello schema ottico allo Zoomar della Voigtlaender, e rappresenta
il primo tentativo di offrire uno zoom come obiettivo standard.
Le fotocamere Zenit con otturatore centrale, nonostante le
loro caratteristiche innovative, vengono mantenute in produzione solo pochi
anni (fino al 1968) e vengono costruite in non più di quarantamila esemplari in
totale.
CURIOSITA':
LA MINICAMERA NARCISS
Nei primissimi anni Sessanta le officine KMZ di Krasnogorsk
mettono in cantiere uno dei progetti fotografici più originali mai tentati in
Unione Sovietica: una reflex con obiettivi e mirini intercambiabili che
utilizza pellicola cinematografica 16mm.
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La piccola fotocamera è un piccolo gioiello di precisione
meccanica e ottica e viene battezzata con il nome Narciss (НАРЦИСС in
caratteri cirillici), che significa Narciso. Piccola e compatta, priva di tutte
quelle sporgenze tipiche delle reflex 35 mm, come la scatola dello specchio sul
frontale o l’ingombrante pentaprisma sul tettuccio, la Narciss ripete tuttavia
lo schema costruttivo di una reflex 35 mm. L’otturatore viene realizzato con
tendine in stoffa e offre velocità da mezzo secondo a 1/500, mentre i comandi
principali (leva di carica, pulsante di scatto e selettore dei tempi), vengono
sistemati sul tettuccio. La Narciss impiega caricatori speciali per 25 pose di
formato 14x21mm. Sul tettuccio troviamo anche i due contatti sincro e il
piccolo pentaprisma sfilabile, realizzato in maniera analoga a quello della
Start.
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L’obiettivo è intercambiabile con un innesto a vite da 24 mm
di diametro. Si tratta di un Vega M1
da 35 mm con luminosità f/2.8 e messa a fuoco da mezzo metro all'infinito. Per
la Narciss vengono messi allo studio altri obiettivi con focale diversa, come i
grandangolari Mir-5 e Mir-6 da 28 mm e il tele Jupiter-17 da 50 mm f/2.0, ma pochi di
questi obiettivi raggiungono veramente il mercato.
La piccola Narciss viene costruita fra il 1961 e il 1965 in
circa diecimila esemplari, e viene commercializzata nella classica finitura
cromata ma con rivestimenti in pelle di colore nero, grigio o bianco. La
Narciss è particolarmente apprezzata dai collezionisti per le piccole
dimensioni e l’originalità della progettazione.
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Falsamente attribuita a un
progetto militare con intenti spionistici, la Narciss rimane ancora oggi una
delle realizzazioni più interessanti dell’industria fotografica sovietica degli
anni Sessanta.
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ARRIVA L'ESPOSIMETRO
Nel 1965 la produzione delle reflex sovietiche compie una
svolta con la presentazione del modello Zenit E, una delle reflex maggiormente
diffuse, costruita in oltre sei milioni di esemplari nelle diverse versioni e
nelle diverse finiture.
Con la Zenit E (ЗЕНИТ Е) si approda a uno stile
completamente nuovo rispetto al passato, con una carrozzeria squadrata e
razionale, ancora un po' goffa e spigolosa ma ben progettata e priva di
irregolarità. La sigla Zenit E deriva dalla presenza dell’esposimetro. Le
prestazioni della fotocamera non sono innovative, la gamma delle velocità è
ancora compresa fra 1/30 e 1/500 di secondo, lo specchio non è a ritorno
istantaneo, il mirino reflex è poco luminoso, lo specchio è piccolo e causa
ancora il fenomeno della vignettatura nella parte inferiore, specialmente con i
teleobiettivi.
Sul frontale del pentaprisma viene inserita una griglia con
una fotocellula al selenio e con l’ago dell'esposimetro visibile sul tettuccio.
Non si tratta di una grossa novità, nel momento in cui le industrie
fotografiche tedesche e giapponesi adottano esposimetri con le più sofisticate
fotocellule al solfuro di cadmio (CdS) e cominciano ad adottare il sistema di
lettura attraverso l'obiettivo (TTL), ma è già un passo in avanti. La
disposizione dei comandi è la stessa, con il pulsante di scatto coassiale alla
leva di carica, l’autoscatto e la presa sincro sul frontale, il pulsante di
sblocco della frizione sul tettuccio.
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1965 - Zenit E a vite 39x1
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1967 - Zenit E a vite 42x1
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Le prime ZENIT E utilizzano ancora l’innesto a vite 39x1 mm,
tipo Leica, definitivamente sostituito nel 1967 dall’innesto a vite di 42x1 mm, diametro
maggiore standardizzato (Praktica, Edixa, Pentax, etc.) e viene
equipaggiata con il ritorno automatico dello specchio, ancora una volta con
dieci anni di ritardo rispetto alla produzione fotografica giapponese e
tedesca. Viene anche una versione celebrativa dei Giochi Olimpici di Mosca del
1980. Semplice, robusta ed economica, la
Zenit E diventa la nave scuola di moltissimi fotografi che si avvicinano in
quegli anni al mondo della fotografia reflex.
La Zenit E viene accompagnata per un breve periodo, dal 1968
al 1973, da una sorella priva di esposimetro battezzata Zenit V ma siglata Zenit B come i modelli con il nome in
caratteri cirillici (ЗЕНИТ Б).
Assolutamente identica nelle prestazioni e nella carrozzeria, ad eccezione
della vistosa assenza della griglia dell’esposimetro sul frontale, la meno
fortunata e modesta, viene costruita in meno di un milione di pezzi e vive solo
fino al 1973.
CURIOSITA':
PROTOTIPO ZENIT D
Le componenti elettroniche dell’otturatore della Zenit
vengono sviluppate dal dott. Derzhavin dell'Istituto Ottico Statale GOI
di Leningrado, e dal gruppo di progettisti
di Anatoli e Y. Padalko delle officine KMZ, con l'incoraggiamento attivo
del Direttore della KMZ, L.A. Voronin. Qualche prototipo della Zenit D Automat (dalla iniziale di
Derzhavin) viene realizzato fra il 1968 e il 1970 della Photokina.
Zenit D Automat - due prototipi del 1968 e 1970
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Il selettore delle velocità fra 1/2 e 1/1000 di secondo, laposa B, e la posizione A per la selezione automatica della velocità di
otturazione, è posta sul dorso della fotocamera, dove si trovano anche la
finestrella del mirino e la leva di carica incassata. Il tasto per la chiusura
del diaframma si trova sul barilotto dell’obiettivo, e sul tettuccio vi sono il
vano per la batteria e la manovella di riavvolgimento retrattile oltre al
contapose. La Zenit D Automat è rifinita in grigio chiaro laccato e con
materiale plastico duro con la superficie quadrettata, nel mirino una luce
rossa indica l’esposizione e sul fianco vi è la presa sincro. Su frontale vi
sono il pulsante di scatto, una piastra con il nome ed una piccola finestra per
l’esposimetro con un interruttore.
A causa di una mancanza di certe leghe magnetiche di alta
qualità, non disponibili all’epoca, molte componenti della fotocamera non
potettero essere fabbricate e la fotocamera non fu prodotta mai in serie.
Comunque, gli studi tecnici portati a termine durante questo progetto furono
usati come base per i futuri modelli Zenit dalle caratteristiche avanzate,
incluse le Zenit-18, Zenit-19, e le Zenit APK.
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LE SORELLE ZENIT E
Nel 1972 la Zenit viene equipaggiata con un meccanismo per
la chiusura automatica del diaframma, analogo a quello adottato dalla Pentacon nel 1956, dalla Asahi Pentax nel 1958 e successivamente
da tutti i fabbricanti di fotocamere con innesto a vite. Questa nuova
fotocamera viene battezzata Zenit EM
(ЗЕНИТ ЕМ) e viene affiancata dal
modello privo di esposimetro Zenit BM.
La realizzazione del meccanismo per la trasmissione automatica del diaframma
azionato dal pulsante di scatto costringe alla modifica dello stesso pulsante,
che non è più a corsa breve e situato coassialmente alla leva di carica, ma è a
corsa lunga e viene ospitato direttamente sul tettuccio. Gli obiettivi
predisposti per la chiusura automatica del diaframma vengono individuati con la
lettera M incisa dopo la sigla, come l’obiettivo standard Helios 44M.
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1972 - Zenit EM
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La Zenit BM priva di esposimetro vive per una stagione
brevissima e viene costruita in un numero molto limitato di esemplari, mentre
la Zenit EM è più longeva, vive fino al 1984 e si avvicina al milione di
esemplari prodotti.
Dalle Zenit E ed EM derivano, a partire dai primi anni
Ottanta, alcune fotocamere pressoché uguali ma col nome diverso: identico
corpo, stesso esposimetro esterno e prestazioni. Queste nuove fotocamere
vengono battezzate con le sigle Zenit ET, Zenit 10 e Zenit 11. Mentre i modelli
Zenit ET e Zenit 10 vivono per pochissimo tempo e vengono costruite in poche
decine di migliaia di esemplari, la Zenit
11, benché priva del meccanismo per la chiusura automatica del diaframma,
viene costruita in più di un milione di esemplari, in finiture nere, sia a
Krasnogorsk che nelle officine Bielomo di Minsk, in Bielorussia. Sul cappuccio
del pentaprisma della Zenit 10 e della Zenit 11 viene incorporata la staffa del
flash, ma solo sulla seconda è completa con il contatto per la sincronizzazione.
Obiettivi a vite 42x1
mm
Vengono messi in produzione dalla fine degli anni Sessanta
ad oggi numerosi obiettivi con una gamma piuttosto estesa di lunghezze focali,
alcuni dei quali in produzione ancora oggi. Agli obiettivi classici ereditati
dalla produzione con innesto a vite 39x1 mm, come i grandangolari Mir-1 da 37 mm, i tele da ritratto Jupiter-9 e Helios-40 da 85 mm, i teleobiettivi Tair-11 da 135 mm e Tair-3
da 300 mm, che rimangono in produzione rinnovandosi nella veste e
nell’estetica, si aggiungono i tele Jupiter-21
da 200 mm, i catadiottrici MTO-500
da 500 mm e MTO-1000 da 1000 mm, fino agli obiettivi zoom Vario Zenitar. Vedi le officine ottiche
di ZOMZ, VOMZ e LZOS (fabbriche CCCP) e le tabelle di Dr.Donau.
CURIOSITA':
FOTOFUCILE
Il leggendario fotofucile sovietico FotoSniper (ФОТОСНИПЕР),
letteralmente “Cecchino fotografico”, nasce nel corso della Seconda Guerra
Mondiale utilizzando un teleobiettivo Tair 300mm f/4.5 realizzato dall’Istituto
GOI, e viene riproposto a metà degli anni Sessanta per le fotocamere Zenit E
modificate (Zenit ES). Il complesso è
formato dalla fotocamera insieme al teleobiettivo
Tair-3A da 300 mm e ad alcuni accessori come una impugnatura con scatto flessibile e un calcio estensibile. Perché? Il teleobiettivo pesante è sottoposto a
movimenti e vibrazioni durante il tempo d'esposizione, e deve essere sostenuto
da un cavalletto o almeno da un monopiede (come quelli costruiti dalla ditta
italiana Manfrotto), per l’impiego a mano libera viene usato il calcio di un fucile.
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FOTOSNIPER con la FED
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FOTOSNIPER 3 con la ZENIT
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Il primo
Fotosniper viene costruito nel periodo 1944 ed utilizza una fotocamera
Fed con la cassetta reflex, ed il
successivo FotoSniper FS-2 del
periodo 1945-1962, non commercializzato, utilizza fotocamere FED o Zenit. Fra
il 1965 ed il 1983 viene costruito e commercializzato il modello FotoSniper
FS-3. La fotocamera, il teleobiettivo da 300 mm, il calcio estensibile, l'impugnatura con il
flessibile e gli accessori sono contenuti in
una valigetta. Seguono altri modelli costruiti in pochissimi esemplari come del 1974 i FotoSniper FS-4, del 1982 con la Zenit 19 FotoSniper FS-4M e del 1984 FS-5 con la Zenit Automat.
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1984 - FOTOSNIPER FS5
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1990 - FOTOSNIPER FS12
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2002 - FOTOSNIPER FS12
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La produzione di serie riprende nel 1984 con il Fotosniper FS-12 con le Zenit 12S, Zenit 12XPS costruiti fino al
1990 in oltre 150.000 esemplari, e con il Fotosniper
FS-122 per la fotocamera Zenit 122S del 1992. Recentemente, nel 2002, sono
stati rimessi in produzione alcuni esemplari
Fotosniper FS-12
equipaggiatri con le Zenit 412. La produzione di questi teleobiettivi nel corso
del tempo è abbastanza discontinua, con interruzioni e riprese che si
riflettono in qualche misura anche sulla costanza della qualità ottica e
meccanica di queste costruzioni. E' un oggetto che ha un suo fascino
particolare. |
ZENIT 7, FRA SOGNO E
REALTA’
A cavallo fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli
anni Settanta, nella fabbrica di Krasnogorsk si tenta una nuova carta: la
realizzazione di una reflex dalle prestazioni inedite e dalla carrozzeria
accattivante. Viene progettata e costruita in qualche migliaio di esemplari la Zenit 7, che monta un otturatore a
tendine con una gamma di velocità fra un secondo e un millesimo di secondo,
utilizza una carrozzeria assolutamente inedita, caratterizzata da un cappuccio
del pentaprisma schiacciato e dall’assenza di qualsiasi comando in rilievo. Il
pulsante di scatto è posto sul frontale, la leva di carica è affogata sul
dorso, il selettore delle velocità è un disco sottile posto sul tettuccio.
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1970 -
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Zenit 7
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L'innesto delle ottiche della Zenit 7 è una combinazione di una vite e di una baionetta.
La grande baionetta esterna permette il montaggio dell’obiettivo standard
Helios 44-7 in montatura speciale, mentre l’innesto interno a vite permette il
montaggio di tutti gli obiettivi delle altre Zenit più tradizionali.
Anche nel caso della Zenit 7, come in quello della Start, la
mancanza di un parco accessori segna la fine dell’esperimento, che si conclude
dopo la produzione di poche migliaia di esemplari di questa fotocamera, per
l’epoca innovativa e forse persino troppo rivoluzionaria.
LE ZENIT TTL
Dopo che il sistema TTL (Through The Lens) ha soppiantato da
oltre dieci anni i precedenti esposimetri con la fotocellula esterna in paesi
come il Giappone e la Germania, nel 1977 anche in Russia si comincia a pensare
alla costruzione di una reflex TTL, sostituendo l’esposimetro esterno con un
moderno esposimetro con la fotocellula al CdS posta all’interno del cappuccio
del pentaprisma. Pragmaticamente, anziché progettare una nuova fotocamera, si
modifica la linea di produzione delle Zenit per adattarla alla produzione delle
nuove Zenit.
Esteriormente la Zenit
TTL (ЗЕНИТ ТТЛ) non si
diversifica molto dalla Zenit EM o dalla Zenit B dell’ultima generazione, e le
prestazioni che offre sono le stesse, con una gamma di velocità limitata (da
1/30 a 1/500 di secondo). La sola differenza è data dall’esposimetro TTL, che
indica nel mirino la giusta esposizione per mezzo di un aghetto mobile. La misurazione avviene con il diaframma chiuso e su
tutta l’area inquadrata; lo stesso pulsante di scatto, premuto a metà, funziona
da interruttore del circuito, fa chiudere il diaframma ed attiva l’esposimetro.
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1977 -
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ZENIT TTL
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1983 - ZENIT 12XP
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1983 - ZENIT 15
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La Zenit TTL viene costruita prevalentemente in finiture
nere fra il 1977 e il 1985, in oltre un milione e mezzo di pezzi, comprese le
versioni celebrative dei Giochi Olimpici di Mosca del 1980, ma viene costruita
in un milione di pezzi anche dalle officine Bielomo di Minsk, fra il
1977 e il 1980. In pratica 2.500.000 circa dei Zenit TTL.
Viene fatta seguire nel 1983 la Zenit 12, identica nell’estetica e nelle prestazioni, ma modificata
in alcuni particolari come lo specchio, il mirino, la leva dell’autoscatto e la
staffa del flash con il contatto diretto. La Zenit viene costruita anche nelle
due varianti: 12 SD, con scritte in
caratteri cirillici o nella versione 12
XP, con scritte in caratteri latini. La sigla SD significa che nel mirino
della fotocamera, al posto dell’aghetto mobile, vi sono dei diodi luminosi, in
russo Svieto Diodnaia.
Nelle varie versioni la Zenit 12 viene costruita, fra il
1983 e il 1988, in quasi due milioni di pezzi in finitura nera e viene
costruita anche a Minsk, dove adotta la sigla Zenit 15. Inoltre inizia anche la produzione di un nuovo
apparecchio con esposimetro TTL, carrozzato come la Zenit 12 ma battezzato con
la vecchia sigla Zenit ET, ma si diversifica dalle Zenit di Krasnogorsk per la
carrozzeria, che viene realizzata in materie plastiche e policarbonati invece
che metallo.
LE NUOVE FORME
Nei primi anni Settanta, mentre procede senza interruzioni e
senza apparenti scosse la produzione delle fotocamere Zenit 11 e 12, si
cominciano ad avvertire i primi sintomi di nuove proposte e nuove idee.
Preceduta da una sfortunata Zenit D Automat a
baionetta, miseramente affossata e mai arrivata alla produzione di massa, nel 1973
viene messa in produzione una fotocamera Zenit che mantiene inalterato
l’innesto a vite 42x1 ma utilizza una nuova carrozzeria ed un nuovo otturatore.
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1973 - ZENIT 16
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1979 - ZENIT 19
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La fotocamera viene battezzata Zenit 16 ed utilizza una carrozzeria completamente realizzata in
materiale sintetico, modellata secondo linee curve e morbide, ispirate al
design occidentale. La Zenit 16 si dimostra originale anche
nell’equipaggiamento e nella strumentazione, monta un otturatore a tendine con
scorrimento verticale e, fornisce tempi da 1/15 a 1/1000 di secondo, adotta un
pulsante di scatto posto sul dorso ed un originale dorso ribaltabile
incernierato in basso. La Zenit 16 è una reflex TTL dall’estetica originale ma
dal funzionamento tradizionale, che rimane in produzione per qualche anno, fino
al 1977 e viene costruita in poco più di diecimila pezzi, insieme ad una
quantità ancora minore della versione Zenit
15, identica alla Zenit 16 ma priva di esposimetro.
L’esperienza della Zenit viene comunque messa a frutto, e
nel 1979 viene messa in produzione la fotocamera Zenit 19, commercializzata anche con la sigla Zenit T1. Carrozzata in maniera originale e moderna, ma con
soluzioni molto più tradizionali della Zenit 16, la Zenit 19 è una reflex TTL
particolarmente sviluppata in altezza con innesto a vite, è equipaggiata con un
otturatore a tendine metalliche controllate elettronicamente e fornisce una
gamma di tempi da 1 secondo a 1/1000 di sec. La Zenit 19 viene affiancata dal
modello Zenit 18, identica nella
carrozzeria e nelle prestazioni a parte il contatto caldo. Viene costruita in
oltre centomila pezzi fino al 1987.
NOSTALGIA
Con gli anni Novanta si assiste, come è noto, al crollo dei
muri ed all’inizio della disgregazione dell’impero sovietico. Tutto ciò porta a
qualche cambiamento anche nell’industria fotografica ex sovietica con la
produzione di un nuovo modello reflex a vite, ancora battezzato Zenit, che
esteticamente rappresenta una innovazione ma dal punto di vista funzionale è un
ritorno alle prestazioni offerte dalla vecchia Zenit TTL. La fotocamera viene battezzata Zenit 122, è carrozzata con un guscio in policarbonato dalle linee
arrotondate ed è sagomata con una sorta di impugnatura sporgente sul frontale
che nasconde il meccanismo dell’autoscatto. Monta un otturatore a tendina tradizionale
con tempi fra 1/30 e 1/500 di secondo, permette la misurazione TTL della luce e
fornisce le indicazioni nel mirino con i soliti diodi luminosi ormai ben
sperimentati.
Rifinita normalmente in colore nero, la Zenit 122 viene anche
realizzata in una versione celebrativa dei cinquant’anni della fabbrica KMZ con
finiture in colore grigio argento. Di fatto sostituisce tutte le Zenit a vite
di tipo più vecchio. La stessa fotocamera, con le stesse prestazioni, ma con
una carrozzeria leggermente più squadrata ma sempre realizzata in materiale
sintetico, viene costruita anche dalle industrie Bielomo di Minsk con il nome Zenit 15M, Zenit XS, Zenit 130 ma
anche con il nome Albar 15. Le reflex
di Minsk si caratterizzano per avere, in qualche caso, anche il millesimo di
secondo e per una bella veste nera dalla superficie molto gradevole al tatto.
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1990 - ZENIT 122
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LE ZENIT A BAIONETTA
K
I tentativi di innovazione della produzione portati avanti
con i modelli Zenit 18 e Zenit 19 compiono un ulteriore passo nei 1982 con la
realizzazione del modello Zenit 21
che utilizza il corpo della Zenit 19 su cui viene montato un innesto a
baionetta K identico a quello impiegato sulle Asahi Pentax K a partire dal 1975 ed utilizzato in seguito anche da
altre ditte giapponesi.
Dalla Zenit 21 si passa nella prima metà degli anni Ottanta
ai modelli sperimentali Zenit 20 e Zenit 22, equipaggiati con una
carrozzeria leggermente modificata e resa più bassa e compatta e con un
otturatore elettronico. Nel 1984 inizia la produzione in serie della Zenit Automat, una fotocamera dalla
carrozzeria innovativa ed equipaggiata con il nuovo innesto a baionetta tipo K,
dotata di un otturatore elettronico con le velocità da 1 secondo a 1/1000 e con
l'esposizione automatica. Si tratta della prima fotocamera Zenit veramente
originale arrivata al livello di massa e presente nei cataloghi ufficiali. La
Zenit Automat viene costruita fra il 1984 ed il 1988 in sessantottomila
esemplari e viene sostituita dalla Zenit
AM e più tardi dalla Zenit AM2,
che ne ricalcano la linea estetica, vengono equipaggiate con lo stesso innesto
a baionetta tipo K e con otturatori elettronici, ma permettono anche la
selezione manuale della velocità di otturazione con il controllo TTL
dell’esposizione. Le Zenit AM ed AM2 vengono costruite in tutto in meno di
quarantamila esemplari. Il modello elettronico ed automatico Zenit APK del 1992 utilizza un nuovo
otturatore che si adegua ai gusti moderni arrivando ad 1/2000 di secondo e
viene costruita in poco più di seimila esemplari.
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1984 - ZENIT AUTOMAT
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1992 - ZENIT APK
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1992 - ZENIT 122k
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1994 - ZENIT 212k
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1998 - ZENIT 312k
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Sempre del 1992, viene messa in produzione nel la Zenit 122K con innesto a baionetta e viene costruita,
nelle diverse varianti (vite e baionetta) in quasi due milioni di esemplari e fino al 2005.
Vengono affiancate dal modello Zenit
212K del 1994, che offre prestazioni analoghe, con velocità da 1/8 a 1/1000
di sec, e che utilizza una carrozzeria molto originale, con linee completamente
curve e avvolgenti. La Zenit 212K si qualifica per l’aspetto estetico
particolare, ma nasconde la stessa meccanica di tutte le Zenit TTL che l’hanno
preceduta e viene costruita fino al 2003 in poco più di trentaduemila
esemplari.
1992 - ZENIT 122k, baionetta, e ZENIT 122, a vite 42x1mm
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A partire dal 1998 vengono messe in produzione le Zenit
312, nelle versioni a vite (312 M)
ed a baionetta (312K), che utilizzano
una carrozzeria in policarbonato identica a quella della 212K, con la identica
disposizione dei comandi, ma con una meccanica derivata direttamente da quella
della Zenit TTL e le velocità di otturazione limitare fra 1/30 e 1/500 di sec
oltre alla posa B. L'obiettivo di serie Helios 58 mm f/2 è dotato di una nuova
montatura (con innesto a vite o a baionetta) ma mantiene lo stesso schema
ottico collaudato delle versioni precedenti. Le Zenit 312 vengono costruite fino
al 2005 in soli ottantamila esemplari
Gli obiettivi a
baionetta K
Per le fotocamere con innesto a baionetta K vengono messi in
produzione numerosi obiettivi intercambiabili, alcuni dei quali sono di nuova
progettazione. Agli obiettivi standard classici Helios 44K, 58 mm f/2.0, si affianca il nuovo obiettivo Helios 77K, 50 mm f/1.8. Viene
realizzato un Fish Eye Zenitar da
16mm, il grandangolare Mir-47K 20 mm
viene portato alla luminosità f/2.5 e vengono costruiti i grandangolari Mir-61K da 28 mm e Volna-10K, 35 mm con luminosità f/1.8, il macro Volna-9K, 50 mm f/2.8 e, fra i
teleobiettivi con innesto K, viene presentato un luminoso Zenitar 85 mm f/1.4,a cui segue un altrettanto luminoso Fodis-1K 135 mm f/1.8 e un Apo Telezenitar 300 mm f/4.5 dalle
prestazioni ottiche notevoli, oltre alla nuova versione degli obiettivi
catadiottricidi Rubinar K Macro da
500 mm e 1000 mm a cui si affianca un nuovo catadiottrico 3M-7K
da 300 mm. Come nelle Pentax con innesto a baionetta, un semplice anello
permette di utilizzare tutti gli obiettivi con innesto a vite 42x1 mm di
produzione vecchia o nuova, perdendo l’automatismo della chiusura del
diaframma.
ULTIMI PRODOTTI
Nel 2000 viene messa in produzione la fotocamera Zenit 412 DX che utilizza una
carrozzeria simile a quella della Zenit 212 e lo stesso otturatore della Zenit
312 ma incorpora il codice DX per la lettura della sensibilità del film sui
caricatori. Le fotocamere Zenit 412 DX utilizzano l’innesto a vite 42x1 per gli
obiettivi e vengono costruite fino al 2003 in poco più di ventimila esemplari. Fra il
2002 ed il 2005 vengono costruite in poco più di venticinquemila esemplari le
fotocamere Zenit 412 LS identiche al
modello Zenit 412 DX. Con il 2005 si conclude la produzione di Krasnogorsk di
fotocamere reflex 35mm per pellicola fotografica.
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2000 - ZENIT 412
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2002 - ZENIT KM
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2004 - ZENIT KM Plus
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Nella seconda metà degli anni Novanta vengono studiate
alcune versioni per una fotocamera
reflex 35mm elettronica dotata di un motore elettrico incorporato. Tali studi
portano alla realizzazione di numerosi prototipi ed alla presentazione alla
Photokina del 2000. La Zenit KM viene messa in
produzione nel 2001 e la sua commercializzazione inizia alla fine di ottobre
del 2001, ma a causa di alcuni problemi viene ritirata e rimessa in commercio
nel febbraio del 2002. La Zenit KM utilizza una carrozzeria realizzata completamente in materiale plastico,
incorpora il motore elettrico e si basa su linee curve e morbide, analoghe a
quelle di alcune contemporanee fotocamere giapponesi. L’otturatore a tendina
metallica con lo scorrimento verticale ed il controllo elettronico permette con
la selezione manuale tutte le velocità di otturazione fra un secondo ed un
duemilesimo di secondo, oltre alla posa B ed alla sincronizzazione con un
centoventicinquesimo di secondo, e con la selezione automatica tutte le
velocità di otturazione fra sedici secondi ed un duemilesimo di secondo. La
Zenit KM si completa con la staffa con il
contatto diretto del flash e con l’autoscatto elettronico con l’indicazione
luminosa del funzionamento sul frontale. L’esposimetro incorporato può essere
impostato manualmente per le sensibilità fra 50 ASA e 3200 ASA, ma la
sensibilità può essere impostata automaticamente con il codice DX. Sulla parte
destra del tettuccio è presente il pulsante di scatto elettromagnetico, oltre
al selettore delle funzioni e delle velocità di otturazione, al piccolo display
del contafotogrammi ed al pulsante per il riavvolgimento motorizzato del
film. Sulla parte sinistra del tettuccio
è presente il pulsante per l’avvio dell’autoscatto. Nel mirino della Zenit KM
sono visibili tre diodi per l’indicazione della esposizione corretta.
Alla
Photokina del 2004 viene presentata una versione migliorata ma esteticamente
identica della fotocamera Zenit KM denominata Zenit KM Plus. Complessivamente vengono costruiti oltre
quindicimila esemplari di Zenit KM e Zenit KM Plus, fino alla chiusura del
reparto fotocamere della KMZ nel 2005.
Dopo il 2005 la fabbrica KMZ di Krasnogorsk viene
trasformata nella JSC KMZ
"ZENIT" o JSC
"Krasnogorsky Zavod" per la produzione di binocoli di precisione,
strumenti chirurgici ed altro. La produzione delle fotocamere prosegue per
qualche tempo in maniera sporadica con i
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modelli Zenit KM Plus, alcuni obiettivi, e le fotocamere panoramiche Horizon S3 U-500 ed Horizon S3 Pro per le pellicole 35mm,
ed Horizon 205 per il film in rullo
di tipo 120. Il sito in lingua russa o, meglio, inglese: http://www.zenit-foto.ru/en/
CURIOSITA': DISTRIBUTORI ITALIANA
L’organizzazione sovietica MaschPriborintorg o Technointorg
si occupa dalla fine degli anni
Cinquanta fino a tutti gli anni Settanta di scambi commerciali con l’estero
commercializzano milioni di fotocamere Zenit ed altre fotocamere, obiettivi e
cineprese sovietiche. Le fotocamere vengono esportate fino dagli anni Sessanta
anche verso l’Italia, in base ad una serie di accordi per lo scambio di
fotocamere contro altre merci, come le macchine da scrivere, e vengono
distribuite dalla società di Milano ANTARES
e successivamente dalla società ATEMSA,
1980 circa, con un marchio di fantasia che recita FOS, Foto Ottica Sovietica, una sigla che non corrisponde ad alcuna
struttura sovietica, né produttiva né commerciale. Negli anni Ottanta-Novanta
hanno importato fotocamere sovietiche alcune ditte come COSINA, PENTACON, EXAKTA, ecc. sempre Italia SPA con sede in Genova di via Fontanella 4,
Avegno.
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